Nuova Riveduta:

Genesi 45:6

Infatti, sono due anni che la carestia è nel paese e ce ne saranno altri cinque, durante i quali non ci sarà raccolto né mietitura.

C.E.I.:

Genesi 45:6

Perché già da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura.

Nuova Diodati:

Genesi 45:6

Infatti è già due anni che vi è carestia nel paese; e vi saranno altri cinque anni, durante i quali non vi sarà né aratura né messe.

Riveduta 2020:

Genesi 45:6

Infatti, sono due anni che la carestia è nel paese; e ce ne saranno altri cinque, durante i quali non ci sarà né aratura né mèsse.

La Parola è Vita:

Genesi 45:6

Non ci sono versetti che hanno questo riferimento.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Genesi 45:6

Infatti, sono due anni che la carestia è nel paese; e ce ne saranno altri cinque, durante i quali non ci sarà né aratura né mèsse.

Ricciotti:

Genesi 45:6

Son due anni da che la fame ha cominciato a farsi sentire, e ne restano altri cinque nei quali non si potrà nè arare nè mietere.

Tintori:

Genesi 45:6

Infatti da soli due anni la carestia imperversa nel paese, e rimangono ancora cinque anni in cui non vi sarà nè aratura nè messe.

Martini:

Genesi 45:6

Imperocché sono due anni, che la fame ha principiato nel paese: e rimangono ancor cinque anni, ne' quali non si potrà arare, né mietere.

Diodati:

Genesi 45:6

Perciocchè quest'è l'anno secondo della fame dentro del paese; e ve ne saranno ancora cinque, ne' quali non vi sarà nè aratura, nè mietitura.

Commentario abbreviato:

Genesi 45:6

Capitolo 45

Giuseppe consola i suoi fratelli e manda a chiamare suo padre Gen 45:1-15

Faraone conferma l'invito di Giuseppe, i regali di Giuseppe ai suoi fratelli Gen 45:16-24

Giacobbe riceve la notizia che Giuseppe è vivo Gen 45:25-28

Versetti 1-15

Giuseppe lasciò continuare Giuda e sentì tutto quel che disse. Vide l'umiliazione dei suoi fratelli per i loro peccati, ricordandosi di sé stesso poiché Giuda lo aveva menzionato due volte nel suo discorso e vide come erano rispettosi verso il loro padre e molto teneri nei confronti del loro fratello Beniamino. Ora erano maturi per la consolazione che aveva in riserbo per essi e si fece riconoscere. Giuseppe ordinò a tutti i suoi servi di ritirarsi. Cristo fa così conoscere le sue dolcezze al suo popolo lontano dalla vista e dall'udito del mondo. Giuseppe versò lacrime di tenerezza e di grande affetto e con esse gettò via quell'austerità con cui egli si era comportato finora verso il suo fratelli. Questo rappresenta la compassione divina verso i penitenti che ritornano. "Sono Giuseppe, vostro fratello". Questo umiliò ancora di più il loro peccato di averlo venduto, ma li incoraggiò a sperare in un trattamento benevolo. Così, quando Cristo volle convincere Paolo, gli disse: "Sono Gesù", e quando consolò i suoi discepoli gli disse: "Sono io, non temete". Quando Cristo si manifesta ai suoi, egli lo incoraggia ad andare verso di lui con tutto il cuore. Giuseppe fa così dimostrando loro che in qualunque modo essi avevano pensato di nuocergli, Dio trasse da esso del bene. I peccatori devono affliggersi ed essere tristi per i loro peccati, sebbene Dio ne tragga da essi del bene affinché non si vantino in nessun modo. La somiglianza fra la storia di Giuseppe e il caso del peccatore che si converte, cioè come Cristo si manifesta alla sua anima, è veramente impressionante. Il peccatore, secondo questo paragone, non deve pensare a qualche peccato lieve, ma al male maggiore e, in questo modo, si può difendere dalla disperazione e può essere pronto a rallegrarsi in quel Dio in cui ha sperato, mentre ancora trema pensando ai pericoli e alla distruzione da cui è fuggito. Giuseppe promette di occuparsi di suo padre e di tutta la famiglia. È dovere dei figli, se la necessità dei loro genitori in qualsiasi momento lo richiede, sostenerli e soddisfarli al massimo della loro capacità: ecco l'esempio della pietà verso quelli di casa sua, 1Ti 5:4. Dopo che Giuseppe ebbe abbracciato Beniamino e accolto tutti loro, i suoi fratelli gli parlarono apertamente di tutti le cose della casa del loro padre. Dopo il gesto della riconciliazione con il Signore Gesù, ne segue una dolce comunione con lui.

Riferimenti incrociati:

Genesi 45:6

Ge 41:29-31,54,56; 47:18
Ge 47:23; Eso 34:21; De 21:4; 1Sa 8:12; Is 30:24

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